sabato 9 giugno 2012

Spinòn
Tutto è successo una trentina d'anni fa, una rovente giornata d'estate.
Sole, caldo, silenzio. Solo due rondini in volo radente hanno rotto l'immobilità della Piazza dando vita ad un quadro astratto e tremolante. Caldo e noia. Stavamo sui gradini della Chiesa, sul fresco granito dei gradini che portano al Sagrato, fermi. Ozio e mosche, poca voglia di fare, troppo caldo, troppo veramente. Voci di uomini, si sente cantare, una canzone  appunto un po' sporca:  La mamma di Rosina era gelosa bim bum bam!... e risate e rumore di bicchieri dall'osteria della via Magherno, "qualcuno vivo c'è allora", ci alziamo a dare un'occhiata. una Fiat 124 verdina, due motorini, una bicicletta proprio davanti e ancora rumore di bicchieri e risate...
La noia, quale cattiva consigliera... Perchè non nascondiamo il motorino a Spinòn? Qualcuno aveva parlato, gli occhi di tutti si sono illuminati. In brevissimo: uno dentro a comprare un ghiacciolo con la colletta per inquadrare la situazione, uno sulla porta, e due (uno in sella ed uno a spingere) incaricati di far "sparire" il ciclomotore... Tutto architettato e messo in opera, in qualche secondo.
Chi è Spinòn? O meglio, chi era? Già, sarà morto anche lui, povero Spinòn...
In ogni villaggio che si rispetti, esiste sempre un 'osteria, una mescita vino o qualcosa del genere. A Torre d'Arese, all' epoca dei fatti raccontati c'era il Bar Mimmo (nel quale non potevamo mettere piede eccezion fatta per il rapido acquisto di un gelato o una bibita) e l'Osteria Massagalli, ove Maria, instancabile ostessa, per una vita, ha accontentato le alcooliche brame di generazioni e dove noi bambini/ragazzi potevamo acquistare con calma un gelato e bere una "spuma" in bicchiere stando seduti.
L'Osteria di Maria è stata il "covo" dei più famosi bevitori dei dintorni fra questi "Amleto" (si chiamava davvero così) sempre impeccabile con una lucida 124 verdina, "Bartali" con una scoppiettante motocicletta da 75 di cilindata, NonnoCiò (storpiatura di "non lo so"), burbero ma con un grande cuore, Pasqualino, un sardo, grande muratore, sempre allegro e appunto Spinòn. Non so come si chiamasse davvero, lo chiamavano tutti così. Una specie di "Graziella" a motore con il parabrezza, chiazzato di vino a fine giornata, sempre rosso come la brace. Mi faceva paura ma non avrebbe fatto male ad una mosca; lo evitavo. Ogni volta che entravo in osteria per un ghiacciolo o per l'acquisto delle sigarette per mio padre, e lo inquadravo, tenevo lo sguardo al pavimento e, una volta sulla porta per uscire, via!
Quel giorno Spinòn si sarebbe arrabbiato e noi avremmo avuto modo di goderci la scena e di ridere come dei matti alle sue spalle...
Il tardo pomeriggio, movimento davanti all' Osteria... "Escono escono!" la nostra "vedetta" diede l'allarme, ci appostammo...
Erano ciucchi e uno di loro stava ancora canticchiando... Amleto sempre impeccabile, aveva un ghigno a mezza bocca, come una specie di paralisi, NonnoCiò dormiva sulle sedie appena fuori dal locale, Bartali, uscendo, bestemmiò e sputò in mezzo alla strada, accese la fumosa motoretta e partì gambe in spalla... Spinòn, uscì e si mise ad orinare contro il muro di fronte, noncurante di una donna che a qualche metro stava stendendo i panni... si voltò e "indè cl'è al me muturin? (dov'è il mio motorino?)
 Iniziammo a darci gomitate e fuggimmo dietro ad un angolo per poter ridere in santa pace...
Lo scherzo era finito, che ridere! Adesso Spinòn va casa a piedi!! Ciucco com'è!! Ha ha ha!. continuavamo a raccontarci storie su di lui, inventando possibili varianti sulla conclusione della vicenda.. sempre ridendo.
Il pomeriggio volgeva al termine, rimaneva un ora e mezza circa prima della cena e, dato che il caldo aveva dato un po' tregua decidemmo di andare a pescare, noncuranti dello Spinòn.
Pesca proficua, un centinaio di alborelle, ottime da friggere, ottime da mettere in carpione "ma si, le diamo a Carla e Mina, loro ci danno sempre la mancia..." e così fu. Ci congedammo, era ora di cena , era già passato il pullman "SILA" delle sette meno dieci da Milano... transitavo ora davanti all'Osteria e lì davanti, seduto sul marciapiede Spinòn. Piangeva. Piangeva in silenzio e le lacrime rigavano le gote rosse e rendevano nebbia gli occhi azzurri... Piangeva e scoteva il capo. Pedalavo e non riuscivo a staccare gli occhi da lui. Mi fermai , sbigottito, colpevole, pentito che a momenti scoppiavo a piangere che già singhiozzavo. Povero Spinòn. Provai una pena indescrivibile, per lui e per me. Ero pentito e quanto mai amareggiato "e ridevamo come degli stupidi" continuavo a dirmi...
Poggiai la mia fiammante "Bonfanti" da "sport" al muro, mi avvicinai.  Spinòn non mi faceva più paura, avrei voluto abbracciarlo... mi avvicinai ancora e con un filo di voce dissi: "Signore, il tuo motorino è dietro la Chiesa, vicino alla pompa dell' acqua del Filippo..." Mi guardò, quasi mi sorrise, benchè con i postumi di una colossale sbronza (era così quotidianamente), si alzò. Lo accompagnai verso via Chiesa, pari a lui, e una volta lì indicai il motorino, rovente al sole della corte... Silenzio. Voltai le spalle e me ne andai, ancora scosso. Sentii il motorino accendersi e qualche buona sgasata "di collaudo", ero davanti alla Chiesa, per raggiungere la mia bici... Spinòn mi stava sorpassando ma rallentava, rallentava e mi fu  a pari, frugava in tasca... Istintivamente mi allontanai di un passo... "toh, bravo bambino"disse , mi stava porgendo qualcosa chiuso nel pugno... allungai la mano e sentii la sua manona ruvida che lasciava cadere qualcosa nella mia aperta, carta o qualcosa del genere... Riprese ad accelerare, il fumo bluastro dello scappamento mi fece bruciare gli occhi... aprii la mano... erano diecimila lire, unte e bisunte, tutte piegate ma diecimila lire. Ehi! No! Torni qui! urlai al vento e di corsa inforcai la bicicletta...
Pedalavo come un matto, dovevo raggiungere Spinòn per restituire la banconota...  ce l'avrei fatta se solo avessi avuto tempo (ero velocissimo e molto resistente in "volata")...Lo vidi oramai lontano, là, nel blù del fumo del motorino, irraggiungibile. Mollai i pedali, avevo il fiatone e dovevo correre a casa a cenare... Il sole oramai scendeva, la vita era tornata in paese, due cani si contendevano un osso di fianco al Monumento ai Caduti... 
La mamma di Rosina era gelosa bim bum bam!...
Lele

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